Amazon Prime Now: un lupo travestito da agnello


Amazon ha iniziato da qualche mese a vendere dal proprio sito generi alimentari a lunga conservazione. Qualche migliaia di articoli, tipicamente grossi brand, caratterizzati da un posizionamento prezzi aggressivo e tempi di consegna di uno o due giorni e quindi relativamente rapidi rispetto ai sistemi di delivery già presenti nel mercato italiano (Amazon lancia la sfida alla GDO Italiana).

A distanza di pochi mesi Amazon sfida se stessa con Prime Now, per ora nella sola zona di Milano, con una evoluzione rappresentata da due aspetti fondamentali: i tempi i consegna e l’ampliamento dell’offerta al fresco.

Tempi di consegna dunque, il punto forte della proposta di Prime Now. Amazon promette consegne in 1 ora in cambio di un pagamento addizionale di 6,90 Euro o una finestra di due ore gratuita per tutti gli acquisti superiori ai 19 euro. Tempi rapidissimi quindi, mai forniti da un qualunque retailer se non dalle pizzerie da asporto, realizzato tramite un mix di soluzioni di delivery che arriva ad arruolare fattorini freelance simili a quelli delle pizzerie appunto. Con questo plus da un lato Amazon mira a stanare quei consumatori ancora fedeli ai classici negozi “brick and mortar” tipicamente restii all’acquisto online anche su merceologie di elettronica di consumo o bazar. Dall’altro è convinta di poter aumentare la base d’acquisto da parte di quei clienti che già si rivolgono ad Amazon per alcune tipologie di prodotto, ma che per altre ritengono la tempistica fondamentale (alimentari appunto). Quindi da un lato Amazon mira ad aumentare la propria penetrazione nelle aree servite da Prime Now, dall’altro la frequenza e fedeltà d’acquisto.

L’Ampliamento dell’offerta di Prime Now è invece costituito dalla novità di prodotti freschi e surgelati. Oltre 2 mila prodotti addizionali rispetto alla precedente offerta che consente ad Amazon di essere presa sul serio dal consumatore in termini di assortimento, anche se ancora priva dei freschissimi (ortofrutta, carne e pesce). Questo abbatterà dunque alcune barriere che ancora relegavano l’offerta Food di Amazon a semplice esperimento.


Ecco che l’offerta di Amazon prende forma e sostanza anche nel comparto alimentare, rappresentando per una buona parte dei consumatori una reale alternativa alle catene tradizionali. Probabilmente nella prima fase verranno intercettati prevalentemente gli heavy users di Amazon, che storicamente acquistano prodotti no food e che non faranno fatica ad includere nel loro basket di spesa anche una parte del loro fabbisogno alimentare.

Ma c’è da scommettere che Amazon farà di tutto per innescare soprattutto il percorso opposto. Attrarre nuovi consumatori sull’alimentare con prezzi competitivi e comodità di consegna, ottenendo così dei clienti con un alto numero di atti d’acquisto all’anno, vista la frequenza di spesa alimentare, per dirottarli a più riprese sul Bazar, vero core business di Amazon.

Ecco perché Amazon è disposta ad investire tanto sull’alimentare. Non si conoscono ancora i numeri in merito ma è probabile che Amazon stia lavorando ampiamente al di sotto dei costi sostenuti, dato che ogni acquisto superiore ai 19 euro è consegnato gratuitamente. In un’ottica complessiva Amazon scommette dunque di guadagnarci e questo dovrebbe allarmare le storiche catene di distribuzione alimentare Italiane, non pronte ad affrontare un servizio innovativo e competitivo di questo tipo, ma non sembra essere così.

Amazon è agli occhi di molti ancora una enorme libreria online che ” innova in maniera curiosa nei limiti dell’ecommerce, ma io non faccio ecommerce”. Atteggiamento simile a quelle dei manager di Best Buy e Mediaworld che 5 anni fa ancora continuavano a ritenere le vendite online un fenomeno di nicchia, destinato a diffondersi in chissà quale futuro lontano. Amazon invece non farà fatica ad affermarsi anche sull’alimentare in un arco di 5 anni, e a quel punto solo chi sarà stato in grado di reagire e offrire delle soluzioni altrettanto efficienti e moderne sarà in grado di tenere il passo.

 Walmart, che negli Stati Uniti ha già capito l’entità del rischio ha cercato di correre ai ripari avviando e progressivamente potenziando la propria offerta online, ma tutt’ora sembra in forte difficoltà e perde terreno rispetto ad una Amazon che cresce a ritmi inarrestabili.

Ecco perché l’ecommerce anche nell’alimentare non è un’entità astratta, e la multicanalità rappresenta il futuro dei prossimi 5 anni. Non sono più rinviabili investimenti pesanti, necessari per tenere al passo l’offerta con il futuro che sta arrivando.. o che è già arrivato.

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